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La Storia

L'ORIGINE DEI MISTERI
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Con il termine misteri si definiscono le rappresentazioni medievali di oggetto sacro in lingua volgare, attestate in Francia dal secolo XI che venivano eseguite nelle solennità religiose a compimento degli uffici liturgici.
Si tratta di forme affini alle teatrali, originatesi dalla decadenza del teatro classico greco e romano e dalla stasi del teatro durante tutto il periodo medievale, che divennero i mass-media del tempo e diedero il lento avvio, in pieno Rinascimento, ad una ripresa delle forme teatrali vere e proprie, le quali, a loro volta, costituirono le basi del teatro moderno.
Da un lato c’ era la necessità istintiva del popolo di dare sfogo alla propria religiosità mista di umanità, dall’ altro il desiderio della Chiesa di educare le masse, per lo più analfabete, con forme spettacolari tali da suscitare interesse. Queste forme vennero così ad affiancare, all’ aperto, la funzione didattico-narrativa affidata alla scultura ed alla pittura all’interno delle chiese.
Il fenomeno fu comune a molte località europee nel suo contenuto di base ma ebbe diversa denominazione nei diversi luoghi: mystére (spettacolo simbolico) in Francia; auto sacramental (sacra rappresentazione) in Spagna; passionsspiele (mistero della passione) in Germania; myracle-plays (rappresentazioni sacre) in Inghilterra.
Nel corso dei secoli (XV-XVII), con l’ evolversi dei costumi, con il dilagare della magnificenza esaltata dalle ricche corti rinascimentali, con la rivoluzione ideologica e psicologica del Rinascimento che distolse gli spiriti dalla contemplazione di un regno soprannaturale per rivolgerli ai beni terreni, si arrivò a curare più gli effetti scenici che l’essenza religiosa tanto da causare l’infiltrazione di elementi pagani nei drammi sacri scivolando talvolta nello sconveniente e nel volgare. Di qui il divieto per queste costumanze figurative, denunciate in alcuni concili tenuti in Francia nel XVI secolo e sancito nel sinodo diocesano del 1629 e la sostituzione, in alcune città italiane, dei gruppi viventi con gruppi lignei (es. misteri del Venerdì Santo a Trapani) nei quali la forza intuitiva e la capacità dell’artista dovevano raggiungere l’efficacia suggestiva ed emozionante promossa una volta da persone viventi.
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I MISTERI A CAMPOBASSO
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Nell’ Apprezzo della città del 1688, l’ing. Nauclerio parla della festa del Corpus Domini sottolineando la cerimonia di portare il Pallio della cappella della Chiesa di San Leonardo, in cui veniva conservato, dai preti fino alla fonte dell’Acquasanta, dai Protettori fino al piano di strada e dai 4 Maestri che lo consegnavano poi al Signore della città o Mastrogiurato o ai sindaci.
Passava poi alle persone civili che lo consegnavano agli artigiani. Alla fine della manifestazione i Protettori e i quattro Maestri riprendevano il palio davanti alla chiesa e lo riportavano in Cappella.
Nel 1732 è Stendardo nella sua perizia a riparlare della festa: "La festa si celebra nella Chiesa di San Leonardo situata avanti il Palazzo Ducale, nella quale processionalmente vanno diversi misteri al naturale, cioè le due Confraternite della SS. Trinità e Santa Maria della Croce vanno con i loro confrati e sei misteri( un anno per ciascheduno) e quella di Sant'Antonio Abate va ogni anno la sua Confraternita con suoi sei misteri il tutto con lumi di cera, coll’ associamento di tutti i religiosi che stanno di stanza nelli sei Monisteri ed unitamente vanno circuendo tutta la Terra."
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I MISTERI DEL DI ZINNO
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Nel 1740 le Confraternite di Sant' Antonio Abate, Santa Maria della Croce e della Santissima Trinità fanno costruire al Di Zinno sei macchine ciascuno.
Di Zinno non volle sacrificare la suggestione che erompe completa ed avvincente dall’ oscillare naturale dei capelli al vento, alla viva luce degli occhi mobili, dal colorito delle guance, dal palpito del respiro.
Volle quindi conservare la vita nella sua intima essenza ma affidò ai corpi la funzione delle statue, immobilizzando busti, gambe e braccia negli atteggiamenti richiesti dall’azione scenica, legando i protagonisti a sostegni invisibili in modo quasi prodigioso.
Ogni Mistero è costituito da una barella di legno nella quale è inserita una struttura in ferro e acciaio (per ottenere dall’ uno resistenza e dall’altro elasticità) che, sviluppandosi in verticale, si ramifica e porta ad ogni estremità delle imbracature, in ognuna delle quali viene posto un bambino.
I bambini rappresentano angeli, diavoli, santi e madonne e sembrano sospesi nel vuoto perché le imbracature sono nascoste dai costumi e la struttura diventa parte integrante degli elementi decorativi del Mistero diventando per esempio il piede di un tavolo (Misteri di San Crispino e di San Nicola), il picciolo di un cedro (Mistero di San Nicola), un serpente (Mistero dell’Immacolata Concezione), una catena (Mistero di San Michele), un bastone da pellegrino (Mistero di San Rocco).
Sulla base del Mistero sono presenti altri personaggi interpretati, a seconda del ruolo, da bambini o da adulti.
I Misteri vengono portati a spalla in processione per le vie della città e il passo cadenzato dei portatori, facendo oscillare la struttura in ferro, crea l’illusoria sensazione di vedere angeli e diavoli volare a diversi metri da terra.
Di Zinno, intorno al 1740, ideò ben ventiquattro Misteri ma sei non ressero al collaudo e altri sei, che rappresentavano il Corpo di Cristo, la SS. Trinità, Santa Maria della Croce, la Madonna del Rosario, Santo Stefano e San Lorenzo, furono distrutti durante il terremoto del 26 luglio 1805 dal crollo degli edifici in cui erano conservati.
Da allora hanno sfilato i rimanenti dodici Misteri raffiguranti Sant' Isidoro, San Crispino, San Gennaro, Abramo, Maria Maddalena, Sant' Antonio Abate, l’ Immacolata Concezione, San Leonardo, San Rocco, l’Assunta, San Michele e San Nicola fino al 1959, quando i cugini Tucci realizzarono un tredicesimo Mistero, il Santissimo Cuore di Gesù, sulla base di un disegno attribuito al Di Zinno.
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PAOLO SAVERIO DI ZINNO
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Nato a Campobasso nel 1718, dell’ infanzia e dell’adolescenza non si hanno notizie. Nel 1737 (XVIII Secolo) si reca a Napoli presso la bottega del poco noto maestro Gennaro Franzese per imparare il mestiere di scultore, aiutato economicamente dai fratelli, con l’ impegno di rimanervi per cinque anni.
Ritornato a Campobasso, trova mutato lo scenario della città e viene eletto al governo locale. Comincia la sua attività di scultore, anche se all’inizio le commissioni scarseggiano.
Eletto al Governo della Confraternita di Santa Maria della Croce, nel 1759 finisce in carcere accusato di “procedure irregolari”; scagionato, viene liberato e continua a gestire, ma ancora per poco, la vita della Confraternita.
Si afferma come scultore del legno; il suo prestigio cresce, le commissioni diventano innumerevoli e, unitamente a lasciti della sua famiglia e di quella, agiata, della moglie, ha guadagni che gli permettono un buon tenore di vita.
L’ apice della carriera e del prestigio viene toccato quando gli viene affidata la reinvenzione de I Misteri del Corpus Domini. Muore a Campobasso nel 1781, lasciando una cospicua eredità sia patrimoniale che artistica.
Il periodo fondamentale per l’evoluzione artistica di Di Zinno è quello napoletano, nel cui ambiente apprese tecniche e tecnologie nonché approfondite conoscenze delle qualità tecniche ed espressive degli artisti suoi coetanei (fu egli stesso committente, nel periodo di governatorato della Congregazione di Santa Maria della Croce a Campobasso).
Le sculture lignee di Di Zinno sono numerosissime, presenti in buona parte delle chiese del Molise, in Campania, in Puglia, in Abruzzo; di soggetto esclusivamente sacro, circa 30 di quelle catalogate sono firmate e datate (dal 1745 al 1781), altre 68 sono di attribuzione accolta.
La specializzazione in scultura lignea (scultura processionale) è alla base della sua opera più rilevante, le “macchine viventi” dei Misteri del Corpus Domini: su robusti tavoloni si sviluppa una infrastruttura di ferro ed acciaio dal cui tronco si dipartono rami incrociati, di forma e lunghezza rapportate alla loro funzione, che è quella di sorreggere dei figuranti vivi.
Ogni piattaforma è portata in spalla a marcia cadenzata, sorvegliata da un “capo-mistero”, da una serie di portatori. Le macchine, commissionate da tre confraternite della città (di S. Antonio Abate, di Santa Maria della Croce e della Trinità), erano mantenute dalle stesse confraternite con una rendita annuale per le spese di conservazione, vestizione e trasporto per il giorno della festa (il Corpus Domini).
Delle 24 macchine ideate da Di Zinno, solo 18 uscirono in pubblico in quanto sei non ressero alle prove finali; altre 4 rimasero gravemente danneggiate nel terremoto del 1805. L’ ideazione dei Misteri, verso il primo decennio della seconda metà del XVIII secolo, si colloca in piena tendenza barocca, ed ha come punto di riferimento Napoli.
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Cliccare sulla foto per leggere l' articolo del dott. Giovanni Cammareri sul settimanale MONITOR - Trapani dell' 11 giugno 2010, con le foto del dott. Francesco Stanzione.
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- I tredici Misteri

- Il Museo dei Misteri

- La Associazione Misteri e Tradizioni
N.B. - Tutte le foto provengono dall' archivio privato del dott. Franco Stanzione ed è vietato riprodurle senza il suo consenso e/o omettendo di citarne la fonte.

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